Storia dell’emigrazione italiana in Europa
II – Dal Trattato di Roma all’elezione del Parlamento europeo (1957-1979)

Saggi di Anna Badino, Corrado Bonifazi, Toni Ricciardi, Sandro Rinauro, Gaetano Sabatini, Matteo Sanfilippo.

2024, pp. 232

ISBN: 9788855224758

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Il Trattato di Roma, che nel marzo 1957 segnò in maniera decisiva il futuro processo di integrazione europea, rappresentò la risposta più alta alla tragedia di Marcinelle dell’anno precedente, nella quale l’Italia aveva subito il maggior numero di vittime. L’appuntamento di Roma diede concretezza alla Conferenza di Messina del 1955, nella quale la libera circolazione della forza lavoro tra paesi fondatori doveva rappresentare il punto di svolta, e vide l’Italia partecipare come un nuovo soggetto, che sedeva a pieno titolo al tavolo delle grandi potenze economiche del tempo. Gli accordi di emigrazione trovarono la loro massima consacrazione con una ulteriore direttrice, quella dell’allora Repubblica federale tedesca, pronta dagli anni sessanta ad accogliere lavoratori nelle proprie industrie automobilistiche. Nel contesto della definitiva divisione in blocchi contrapposti, l’Italia, tra i paesi fondatori della nuova Europa, rimaneva un serbatoio di manodopera, ma allo stesso tempo si apprestava a vivere i fasti del suo pur breve miracolo economico. La provincia italiana – in primis i piccoli comuni del Meridione, il Nord con minore intensità rispetto al passato – continuava ad alimentare i flussi migratori, quasi esclusivamente rivolti verso l’Europa e in particolare verso le ripristinate industrie tedesche. In questa fase, il modello del lavoro stagionale ebbe la sua massima applicazione, modificando non solo l’approccio verso il lavoro, ma anche gli assetti delle periferie dei grandi centri urbani europei, con le baracche che ospitavano i lavoratori migranti. A chi partiva per una stagione di lavoro veniva vietato, in molti casi, il ricongiungimento familiare e di conseguenza in questo periodo prese forma il fenomeno dei bambini clandestini, diffuso in particolare in Svizzera, paese nel quale il 30 agosto 1965 si consumò l’ultima grande tragedia dell’emigrazione italiana, Mattmark. Contestualmente, tra la fine degli anni cinquanta e settanta, il processo di integrazione europea visse lo slancio decisivo. Nel 1979, con le prime elezioni dirette del Parlamento, l’Europa politica, non solo quella economica, avviò la lenta definizione di una nuova cittadinanza europea, nata dalla Rivoluzione francese, forgiatasi nella tragedia di Marcinelle, che vivrà la propria stagione d’oro nei decenni immediatamente successivi – come vedremo nel terzo volume di quest’opera – e fasi alterne con l’avvio del nuovo millennio, come vedremo nel quarto e ultimo volume. Le migrazioni non sono mai state solo il risultato della ricerca di opportunità migliori da parte delle persone, ma anche il frutto di una complessa serie di processi economici e geopolitici. Allo stesso tempo, le migrazioni sono probabilmente una delle chiavi interpretative, tra le più significative, per comprendere il lungo processo della storia della globalizzazione, intesa nel suo senso più ampio e onnicomprensivo. Per questa ragione, i quattro volumi di Storia dell’emigrazione italiana in Europa – dalla Rivoluzione francese fino ai giorni del Covid-19 – si sviluppano attraverso l’analisi delle direttrici, delle dinamiche e delle politiche migratorie poste in essere dall’Italia e dai paesi europei. L’emigrazione prima e la mobilità poi sono gli elementi primari per definire la cronologia degli eventi, a cui, senza tralasciare i momenti di cesura tradizionali della storia europea e italiana, viene intrecciata la cronologia della costruzione dello spazio comune europeo.

 


Eine kurze Geschichte der italienischen Migration in der Schweiz
Toni Ricciardi (Vorwort von Sandro Cattacin)

Gegenwart und Geschichte – 2023, p. 240
ISBN: 978-3-03777-253-9
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Während der Fussballweltmeisterschaft in Brasilien im Jahr 2014 war die Schweiz, gemessen an den Herkunftsländern der Spieler, das internationalste Team. Nur wenige Monate vorher wurde die SVP-Initiative «Gegen Masseneinwanderung» angenommen. Dieses Buch geht anhand der Geschichte der italienischen Migration in die Schweiz auf Spurensuche und versucht, vorderhand widersprüchliche Dynamiken aufeinander zu beziehen.
Im letzten Jahrhundert war die Schweiz das Land in Europa mit dem höchsten Ausländeranteil. Nach dem Zweiten Weltkrieg nahm sie fast die Hälfte aller aus Italien Migrierenden auf. Gleichzeitig war die Schweiz aber auch das erste Land der Welt, das sich mit einer umfangreichen Gesetzgebung zur Steuerung der Einwanderung ausstattete.
Die Geschichte der italienischen Migration in die Schweiz zeigt, wie eng das Schicksal der Schweiz mit demjenigen dieser Migrierenden verbunden war.

 


 

Storia dell’emigrazione italiana in Europa.
Vol. I – Dalla Rivoluzione francese a Marcinelle (1789-1956)
diretta da Toni Ricciardi

Progetti – 2022, pp. III-272
ISBN: 9788855223065

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La Rivoluzione francese ha generato ondate di migrazione di massa verso diversi paesi europei. Gli «emigranti», come venivano chiamati, hanno plasmato una geografa di città di accoglienza costellata da luoghi che offrivano «l’asilo della libertà». Per la prima volta nella storia europea, il diritto d’asilo è stato ufficialmente offerto a chi era perseguitato per motivi politici o religiosi. In realtà, già durante il medioevo in molte città veniva offerta una sorta d’immunità se si fuggiva da persecuzioni di varia natura, tanto che, verso la fine del XVII secolo, si erano sempre più rafforzate in tutta Europa le migrazioni temporanee, creando un imponente potenziale umano mobile e, dunque, mobilitabile. Due secoli prima della costruzione delle ferrovie, l’intero continente era dunque percorso da lavoratori migranti, a dimostrazione che la vita non era così sedentaria come spesso si pensa e che la circolazione delle persone fosse assai più consistente di quella delle merci. L’età degli imperi europei (1875-1914) sconvolse il mondo e la geopolitica, vide la nascita di quanto ancora caratterizza l’odierna società urbana, dalla cultura di massa agli spettacoli sportivi, dai giornali al cinema, e creò l’economia mondiale e il capitalismo moderno. La metamorfosi pose i governi dinanzi alla necessità di dover gestire i crescenti problemi sociali interni, attraverso l’espansione e il controllo dei possedimenti coloniali. L’immigrazione, prima considerata risorsa, si trasformò in piaga, mentre l’emigrazione diventò il mezzo per risolvere i crescenti problemi interni, l’applicazione concreta del concetto di valvola di sfogo. Nonostante il ruolo centrale assunto dalle migrazioni, nelle grandi sintesi sulla storia europea questo aspetto è relegato in secondo piano. Ripercorrere la storia della migrazione italiana nello spazio europeo, quale elemento di costruzione della progressiva realizzazione europea, appare fondamentale e del tutto inedito. Per questa ragione, la storia europea, a partire dalla Rivoluzione francese fino ai giorni nostri, segue l’intreccio di due cronologie: da un lato, il processo di avvicinamento e di costruzione dello spazio comune, dall’altro, la lunga e variegata storia della migrazione italiana in Europa. Questo nuovo Progetto Donzelli, Storia dell’emigrazione italiana in Europa, si compone di quattro volumi, dalla Rivoluzione francese all’epoca Covid. Il primo volume è dedicato alle cesure della storia migratoria italiana in Europa, dalla Rivoluzione francese fino alla catastrofe per antonomasia dell’emigrazione italiana, Marcinelle. Il volume è così articolato: dalle definizioni, ai primi censimenti e controlli delle migrazioni, a partire dalla Rivoluzione francese fino ai primi decenni dell’Ottocento (Luigi Mascilli Migliorini); le migrazioni e gli esuli dal Risorgimento ai primi anni postunitari (Alessandro Bonvini); le leghe socialiste italiane in Europa, il Commissariato all’emigrazione come la fascistizzazione dell’emigrazione italiana (Stefano Luconi); il ruolo della Chiesa e le prime forme di assistenza in Europa (Giancarlo Perego); nell’Europa al di fuori dell’Europa (Marisa Fois); una Repubblica fondata sull’emigrazione (Toni Ricciardi). 

 


 

Più svizzeri, sempre italiani. Mezzo secolo dopo l'”iniziativa Schwarzenbach”
Silvio Mignano, Toni Ricciardi (a cura di)

Blilioteca di testi e studi – 2022, pp. 128
ISBN: 9788829012558
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Fra le tante “Italie” sorte nel mondo, quella sviluppatasi in Svizzera, con l’emigrazione prima e con la mobilità poi, ha indubbiamente caratteristiche del tutto particolari e uniche. Questa storia, fatta di tante storie personali e allo stesso tempo collettive, va analizzata nel lungo periodo tra successi e insuccessi, intrecciandola con la nuova mobilità, ripresa con forza a partire dai primi anni del Duemila e molto più composita di quanto si tenda a credere. L’emigrazione italiana in Svizzera nel secondo Dopoguerra si è contraddistinta per varie vicissitudini: Mattmark, la più grave tragedia del fordismo in Svizzera; il fenomeno più esteso di clandestinità migratoria della recente storia occidentale, che ha visto vittime decine di migliaia di bambini; fino a momenti di potenziale rottura, come il voto sull’“iniziativa Schwarzenbach” del 7 giugno 1970 che intendeva limitare il numero degli stranieri al 10 per cento della popolazione totale. I cinque anni da Mattmark a Schwarzenbach hanno probabilmente segnato la svolta e impresso all’emigrazione italiana in Svizzera un corso diverso.

Con contributi di: Paolo Barcella, Sandro Cattacin, Rosita Fibbi, Delfina Licata, Marco Nardone, Stéfanie Prezioso e Toni Ricciardi.

 


 

Dalla valigia di cartone al web. La rete sociale degli italiani in Svizzera
Sandro Cattacin, Irene Pellegrini, Toni Ricciardi

Interventi – 2022, pp. III-108
ISBN: 9788855223812
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Chi sono le italiane e gli italiani che vivono oggi in Svizzera? Come è cambiata la loro presenza? Le associazioni in migrazione, molto attive in passato e particolarmente diffuse in Svizzera rispetto agli altri paesi, vi svolgono ancora un ruolo o sono forme di organizzazione superate? Sono gli interrogativi alla base di questo lavoro, che interseca la storia all’analisi sul campo. Nonostante la Svizzera sia l’unico paese al mondo in cui l’italiano è riconosciuto come una delle lingue ufficiali, la sua diffusione, soprattutto dal secondo dopoguerra, è dovuta principalmente alla crescente presenza della comunità italiana. Una comunità che attualmente conta quasi 700 000 persone, di cui più della metà con la doppia cittadinanza, e che rappresenta la terza collettività italiana nel mondo. Una presenza storica che ha cambiato pelle: ha lasciato le valigie di cartone per affidarsi sempre più al web. hi oggi decide di vivere in Svizzera trova un clima sociale aperto, dove l’italianità non è più un ostacolo, ma si è trasformata in opportunità e risorsa. Certamente, si tratta di una migrazione ben diversa da quella del secondo dopoguerra, caratterizzata dal modello migratorio di epoca fordista, che implicava partenza, inserimento lavorativo stabile, sedentarizzazione e assimilazione. Oggi, la migrazione è un fenomeno molto più complesso da interpretare, dove lo spostamento è un progetto individuale e individualizzato, generalmente meno orientato alla sedentarizzazione, flessibile e non definitorio e per certi aspetti quotidiano.

 


 

Il terremoto dell’Irpinia. Cronaca, storia e memoria dell’evento più catastrofico dell’Italia repubblicana
Toni Ricciardi, Generoso Picone, Luigi Fiorentino

Saggi. Storia e scienze sociali – 2020, pp. VI-202
ISBN: 9788855221245
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Tremila morti, novemila feriti e oltre trecentomila senzatetto fanno del terremoto dell’Irpinia l’evento più catastrofico della storia repubblicana: era il 23 novembre del 1980 quando la terra cominciò a tremare, provocando in soli novanta secondi una devastazione senza precedenti. a quarant’anni da quella tragedia, questo libro ne ripercorre la storia, basandosi su un accurato lavoro di ricerca sulle fonti d’archivio, ma anche sulla memoria orale e sull’immaginario legato a quell’evento. Il terremoto dell’Irpinia segnò un punto di svolta sia in tema di gestione delle emergenze territoriali sia nel perfezionamento delle norme in materia di ricostruzione dei territori altamente sismici. Ciò nonostante, il racconto del sisma pare essere consegnato soltanto al canone giornalistico e, in particolare, alla declinazione dell’inchiesta giudiziaria famosa come «Irpiniagate» che ha investigato su sprechi, tangenti e malaffare, ma che è stata anche l’occasione per strumentalizzazioni politiche che, rivitalizzando l’antico pregiudizio antimeridionale, hanno dato l’impulso decisivo a un movimento come la Lega nord e alla costruzione di una narrazione che ha visto nei decenni il riproporsi della questione meridionale. Improvvisamente, il mezzogiorno aveva drenato un eccesso di risorse, tanto da mettere a repentaglio la prosperità di altre parti del paese. Questa dicotomia si è talmente accresciuta da fare ritenere la ricostruzione in Irpinia come uno degli sprechi più ingenti del secondo dopoguerra. Gli autori affrontano la lettura del terremoto con una chiave interpretativa inedita, che inquadra il sisma all’interno della storia più generale del nostro paese. Il filo narrativo si concentra sui due elementi principali che caratterizzano questi luoghi: i terremoti e l’emigrazione. Le tremila vittime e gli oltre trecentomila sfollati furono l’inevitabile conseguenza dei tragici eventi del 23 novembre o si sarebbero potuti scongiurare?

 


 

Dalla parte di John Fante. Scritti e testimonianze
Giovanna di Lello, Toni Ricciardi (a cura di)

Lingue e Letterature Carocci, n. 320 – 2020, pp. 164
ISBN 9788829000975
http://www.carocci.it/JohnFante

Questa storia ebbe inizio più di due secoli fa a Torricella Peligna, il piccolo borgo abruzzese da dove partì il nonno di John Fante, uno degli scrittori americani più amati, controversi e originali del Novecento. Il John Fante Festival “Il dio di mio padre”, a lui dedicato e che da 15 anni si tiene nel paese dei suoi avi, trova in questo volume le voci di chi vi ha partecipato per almeno un’edizione. Allo sguardo appassionato dei figli Victoria, Jim e Dan, ma anche di chi ha conosciuto da vicino la sua famiglia, come lo sceneggiatore Frank Spotnitz e la direttrice del festival Giovanna Di Lello, si unisce l’omaggio di scrittori come Sandro Veronesi, Marco Vichi, Giancarlo De Cataldo, Simona Baldelli, Gaetano Cappelli, Alessio Romano, fino al filosofo Gianni Vattimo e al cantautore Vinicio Capossela, tutti suoi grandi estimatori e divulgatori. La raccolta è arricchita, inoltre, da un contributo postumo di Francesco Durante, uno dei massimi esperti di John Fante in Italia, cui si affiancano saggi sulla sua opera narrativa e cinematografica firmati dagli studiosi Antonio Buonanno, Fred Gardaphé, Lia Giancristofaro e Giuliana Muscio.

 


 

 

Covid-19 – La prospettiva delle scienze sociali
Fiorenza Gamba, Marco Nardone, Toni Ricciardi, Sandro Cattacin (a cura di)
https://krillbooks.com/product/covid-19-la-prospettiva-delle-scienze-sociali/

Raramente, nella storia dell’uomo, è successo che – come nel caso della pandemia da Covid-19 – l’intero pianeta fosse investito da un fenomeno in grado di occupare completamente lo spazio dei media, di essere l’unico argomento di discussione, conversazione, riflessione, litigio, coinvolgendo lo stato, la politica, l’economia, ma anche direttamente – e in molti casi dolorosamente – le singole persone, le nostre identità. Questa è la complessità che Sandro Cattacin, Fiorenza Gamba, Marco Nardone e Toni Ricciardi, tutti studiosi impegnati in Svizzera, con questa ricca raccolta di interventi proposti da autori coinvolti in varie articolazioni delle scienze sociali – dalla demografia, alle sociologie, alla storia – vogliono restituire. 
Storia globale delle pandemie, assetti della comunicazione, modelli di consumo, dinamiche economiche e produttive, rituali, nuove parole che hanno colonizzato le nostre vite, pratiche di stigmatizzazione, posizione sociale delle vulnerabilità…Questi alcuni dei campi di osservazione attraverso cui provare a offrire modelli di analisi e riflessione per decodificare ciò che accade e per prepararci per ciò che succederà nel nostro prossimo futuro.

 


 

COVID-19. Eine sozialwissenschaftliche Perspektive
Fiorenza Gamba, Marco Nardone, Toni Ricciardi, Sandro Cattacin (Hrsg.)
2020, 364 Seiten

ISBN 978-3-03777-219-5
https://www.seismoverlag.ch/de/daten/covid-19-deutsch/

Die Sozialwissenschaften ordnen die Herausforderungen von COVID-19 in die Dynamiken unserer Gesellschaft ein. Aufgrund ihrer Geschichte und ihrer Praxis sind die Sozialwissenschaften besonders geeignet, die sozialen, politischen und ökonomischen Folgen einer Krankheit zu verstehen, die für die einen die Züge des Teufels trägt, während sie für die anderen als banale Grippe in Erscheinung tritt. Dieses Buch entschlüsselt, wie Einzelpersonen, Organisationen und Gemeinschaften COVID-19 begegnen, darunter leiden und darauf reagieren.

 

 


 

 

COVID-19. Le regard des sciences sociales
Fiorenza Gamba, Marco Nardone, Toni Ricciardi, Sandro Cattacin (dir.)
2020, pages 336
ISBN 978-2-88351-098-2
https://www.seismoverlag.ch/fr/daten/covid-19/

Les sciences sociales analysent les défis que pose le COVID-19 en les insérant dans les dynamiques de nos sociétés. Avec le recul qui les caractérise, ces sciences sont particulièrement adaptées pour comprendre les dynamiques sociales, économiques et politiques d’une maladie qui, pour certain·es, a les traits du diable, et pour d’autres, ceux d’une banale grippe. Ce livre décrypte comment les individus, les organisations et les communautés font face, souffrent et réagissent au COVID-19.
27 chercheur·ses s’y penchent et proposent un ensemble d’éclairages inédits.

 

 

 


 

Suchard: un colosso dalle mani migranti. Storie di donne italiane nella cioccolata
Irene Pellegrini – Toni Ricciardi – Sandro Cattacin

Testimonianze ed esperienze della migrazione, n. 301 – 2019, pp. 148
Codice EAN: 978-88-6244-758-4
http://www.taueditrice.com

Nonostante sia per definizione un prodotto migrante, dalle materie prime fino alla manodopera, la cioccolata ha una lunga tradizione europea, e le aziende svizzere hanno avuto la capacità di prevalere mondialmente. Tra queste, la Suchard di Neuchâtel fu la prima del settore a dotarsi già nel XIX secolo di una moderna rete commerciale di distribuzione e operò come multinazionale sia in termini finanziari che aprendo stabilimenti in tutto il mondo. Inoltre la Suchard attinse, più di altre e prima di altre, alla manodopera femminile italiana per la quale predispose strutture e strategie sociali. In questo, fu un’azienda pioneristica. Parallelamente, il lavoro delle donne italiane che per varie ragioni finirono con le mani nella cioccolata fu una storia di successo. Le loro mani hanno costruito indipendenze economiche e competenze professionali e queste donne, con il loro saper fare ed essere, hanno confezionato prodotti che hanno segnato la storia della cioccolata nel mondo.

 


 

Breve storia dell’emigrazione italiana in Svizzera. Dall’esodo di massa alle nuove mobilità
Prefazione di Sandro Cattacin

Saggine, n. 301 – 2018, pp. XIV-250
ISBN: 9788868437312
http://www.donzelli.it/libro/9788868435066
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In fatto di migrazione, la Svizzera rappresenta un caso emblematico e, insieme, un modello ricco di paradossi. Nel 2014, quando per una manciata di voti passò l’iniziativa contro l’immigrazione di massa, la Svizzera espresse anche la nazionale più cosmopolita del Mondiale in Brasile.
È il paese europeo che nel secolo scorso ha conosciuto il tasso d’immigrazione più alto del continente, assorbendo quasi la metà dell’emigrazione italiana del secondo dopoguerra. In settant’anni ha raddoppiato la sua popolazione, passando da quattro milioni agli oltre otto odierni, e la migrazione è al centro del dibattito da sempre.
Nel 1948, per la prima volta nella sua storia, la Svizzera firmò un accordo di reclutamento di manodopera straniera, che divenne un modello per i successivi e cambiò per sempre la sua storia e quella del suo principale fornitore di donne e uomini, l’Italia. Paese dal quale, a partire dai trafori dell’Ottocento e per un secolo, sono giunti oltre cinque milioni di persone, la metà solo nel secondo dopoguerra. Ancora oggi, quella in Svizzera è la terza comunità italiana nel mondo. Concepita come temporanea, dopo qualche decennio divenne stanziale e rappresentò il carburante per la crescita e l’espansione dell’economia elvetica. Nessun paese europeo registrò performance così favorevoli e allo stesso tempo un così alto numero di morti bianche, che raggiunsero l’apice con la tragedia di Mattmark. Assopitosi il decennio delle tensioni xenofobe, all’inizio degli anni ottanta venne accantonata una possibile soluzione per migliorare le condizioni di chi contribuiva al progresso e al benessere del paese. Sono ormai lontani gli anni delle baracche, del «non si fitta agli italiani» o dei trentamila bambini clandestini. A tutt’oggi, la Svizzera è l’unico paese al mondo, oltre all’Italia, in cui l’italiano è lingua ufficiale. E l’italianità, pur tra alti e bassi, è riconosciuta, ricercata, apprezzata. Da un decennio si registra la ripresa di una nuova mobilità italiana: alle professioni specializzate si è unito il crescente numero di frontalieri e di chi è alla ricerca di un lavoro qualsiasi. Il rischio è che si ripropongano le questioni di un passato ricco di suggestioni e contraddizioni, che fanno della migrazione italiana in Svizzera un unicum senza precedenti.

 


 

Marcinelle, 1956. Quando la vita valeva meno del carbone
(Con un capitolo di Annacarla Valeriano sulla tragedia tra cronaca, documenti e immagini)

Saggi. Storia e scienze sociali – 2016, pp. XVI-176
ISBN: 9788868435066
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Marcinelle è comunemente riconosciuta come la catastrofe per antonomasia degli italiani all’estero. Non fu la prima né l’ultima, ma rappresenta uno dei tasselli più dolorosi del variegato mosaico della migrazione italiana nel mondo. L’incendio nella miniera di Marcinelle, avvenuto l’8 agosto 1956 – nel quale morirono 262 lavoratori di dodici nazionalità, tra cui 136 italiani –, non costituì solo l’ennesimo tributo di migranti allo sviluppo economico europeo, ma anche il momento più drammatico di un’intera epopea migratoria. Alla faticosa ricerca di un nuovo assetto istituzionale e in una condizione di incertezza totale sul proprio futuro, l’Italia, fin dal 1946, aveva gettato le basi organizzative di uno dei più imponenti sistemi di esportazione di manodopera che la recente storia occidentale ricordi. Le piazze e i bar dei paesini, da Nord a Sud, furono tappezzati di manifesti rosa che incitavano a partire per le miniere del Belgio. Parallelamente ai centri di emigrazione, si sviluppò anche la rete dei trafficanti di migranti. Regolari o irregolari, l’importante era che fossero tanti, un esercito chiamato a combattere la «battaglia del carbone», scavando nelle viscere della terra quella risorsa necessaria al rilancio economico dell’Europa. Molti, dopo i primi mesi, rimpatriarono o furono arrestati per il rifiuto di sottostare alle condizioni disumane su cui Bruxelles e Roma si erano accordate: un flusso di almeno 2000 minatori a settimana, in cambio di una fornitura di carbone, che però non arrivò mai. Oggi, a sessant’anni da quella tragedia, è venuto il momento di stabilire un rigoroso bilancio storiografico, di diffondere le testimonianze più dirette e toccanti, di rivisitarne le drammatiche immagini e di ripristinare una memoria collettiva all’altezza di quella dolorosa tragedia, in cui si riscoprono momenti e contesti che per molti aspetti assomigliano alle tristi pagine attuali di cronaca delle migrazioni.

 


L’imperialismo europeo
Corriere della Sera, Grandangolo – 2016, pp. XVI-176

L’imperialismo della seconda metà dell’Ottocento è un fenomeno complesso e sfaccettato, che ebbe diverse motivazioni e modi di azione e si presta a molteplici letture: conquiste territoriali, rivalità militaristiche tre le nazioni europee, necessità di espansione economica e commerciale, “civilizzazione” forzata dei nativi. Non dette gli sperati ritorni economici, ma sconvolse il mondo trasformandone completamente la geopolitica. Fu anche emanazione delle grandi innovazioni tecnologiche e produttive del XIX secolo, l’epoca della “lunga pace” in Europa, nella quale il progresso umano sembrava inarrestabile e prometteva benessere materiale per tutti. Queste circostanze si sarebbe poi interrotte bruscamente con l’avvento della prima guerra mondiale.

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Mattmark, 30 août 1965. La catastrophe
Toni Ricciardi – Sandro Cattacin – Remi Baudouï
Présent et Historie – 2015, pp. 176
ISBN 978-2-88351-068-5
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La catastrophe de Mattmark de 1965 a durablement marqué l’histoire migratoire récente de la Suisse. Suite à la chute d’une langue de glacier sur les baraques du chantier de la digue de Mattmark, 88 personnes meurent sur leur lieu de travail. Par la diversité d’origine des victimes, cet événement de portée nationale acquiert une dimension internationale. Il suscite en Suisse et en Europe un débat sur les conditions humaines et sociales des migrations économiques et sur les conditions d’exercice professionnel des migrants. En réalisant cette première étude socio-historique sur la catastrophe de Mattmark, nous visons à lui donner une place centrale dans l’histoire de la Suisse contemporaine.

 


 

Mattmark, 30. August 1965. Die Katastrophe
Toni Ricciardi – Sandro Cattacin – Remi Baudouï
Présent et Historie – 2015, pp. 176
ISBN 978-3-03777-161-7
Seismo verlag

Die Mattmark-Katastrophe im Jahr 1965 hat die jüngere Migrationsgeschichte der Schweiz nachhaltig geprägt. Beim Abbruch eines Teils einer Gletscherzunge, der die Baracken der Baustelle des Mattmark-Staudamms unter sich begrub, starben sechsundachtzig Männer und zwei Frauen an ihrem Arbeitsplatz. Durch die vielen verschiedenen Herkunftsländer der Opfer erhielt das Ereignis eine internationale Dimension. In der Schweiz und in Europa führte das Unglück zu einer Debatte über die humanitären und sozialen Begleiterscheinungen der Wirtschaftsmigration, insbesondere über die Arbeitsbedingungen der Migrantinnen und Migranten. Mit dieser ersten sozio-historischen Untersuchung zur Mattmark-Katastrophe wird dem nahezu vergessenen Ereignis der ihm zukommende zentrale Platz in der jüngsten Geschichte der Schweiz eingeräumt.

 


 

Morire a Mattmark. L’ultima tragedia dell’emigrazione italiana
Saggi. Storia e scienze sociali – 2015, pp. XVI-178
ISBN: 9788868432263
http://www.donzelli.it/libro/9788868432263

A Mattmark non ci si fermava mai, si lavorava giorno e notte per costruire un’imponente diga capace di produrre l’energia necessaria a un paese, la Svizzera, che stava vivendo una crescita economica senza precedenti. Nel cantiere lavoravano più di mille persone, in maggioranza straniere e provenienti soprattutto dalla provincia italiana. La «piccola» Svizzera accoglieva da sola quasi il 50 per cento dell’intero flusso migratorio italiano, dando occupazione a operai impegnati in grandi opere, come la diga di Mattmark. Ma il 30 agosto 1965, in pochi secondi, accadde l’irreparabile: «Niente rumore. Solo, un vento terribile e i miei compagni volavano come farfalle. Poi ci fu un gran boato, e la fine. Autocarri e bulldozer scaraventati lontano». A parlare è uno dei sopravvissuti intervistati nel libro, uno dei testimoni della valanga di più di 2 milioni di metri cubi di ghiaccio che seppellì 88 lavoratori. Di questi, 56 erano italiani. Come a Marcinelle, la tragedia rappresentò una cesura nella lunga e travagliata storia dell’emigrazione italiana, segnando un punto di non ritorno. Inoltre, suscitò molto scalpore in tutta Europa: per la prima volta, stranieri e svizzeri morivano l’uno a fianco all’altro. Nei giorni successivi si scavò senza sosta con la speranza di trovare ancora vivi amici, padri, fratelli, figli. Ci vollero più di sei mesi per recuperare i resti dell’ultima salma. Questa storia si concluse nel modo peggiore: i tempi dell’inchiesta furono lunghissimi, oltre sei anni, e i diciassette imputati chiamati a rispondere dell’accusa di omicidio colposo furono tutti assolti, nonostante l’instabilità del ghiacciaio fosse nota da secoli. In appello andò anche peggio, con la conferma dell’assoluzione e la condanna dei familiari delle vittime al pagamento delle spese processuali. L’oblio nel quale è caduta la catastrofe fa parlare di Mattmark come di una «Marcinelle dimenticata». Questo volume, a cinquant’anni di distanza, sfida quell’oblio attraverso una ricostruzione, attenta e documentata, di quanto avvenne.

 


 

Associazionismo ed emigrazione. Storia delle colonie libere e degli italiani in Svizzera
Percorsi – 2013, 2014 II ed., pp. 318.
ISBN: 9788858106280

Le miniere di carbone in Belgio, le industrie in Germania, gli ultimi viaggi transoceanici nell’America Latina o verso l’Australia: sono queste le immagini che vengono subito in mente pensando agli italiani all’estero. Al contrario, la Svizzera – che dal secondo dopoguerra e fino alla metà degli anni Settanta del secolo scorso ha accolto da sola quasi il cinquanta per cento del flusso migratorio italiano – per lungo tempo è stata sottovalutata e quasi dimenticata dalla storiografia nazionale, nonostante abbia attirato milioni di italiani, prevalentemente del Nord-Nordest e poi, a partire dagli anni Sessanta, del Sud. Come poco conosciuta è anche la storia della tragedia di Mattmark, la Marcinelle dimenticata.
È proprio in Svizzera che viene fondata nel 1943 la Federazione delle Colonie Libere Italiane in Svizzera (FCLIS), un’eccezione senza precedenti nella storia dell’associazionismo italiano in emigrazione, nata dall’esigenza di assicurare una rappresentanza unitaria di tutti gli italiani e degli esuli del fascismo. Mentre l’Italia è alle prese con la sua ‘liberazione’, le Colonie Libere rappresentano il primo modello di supporto e assistenza agli emigrati.
Toni Ricciardi racconta la presenza italiana in Svizzera a partire dal secondo dopoguerra e durante tutta la fase della Guerra fredda. Una presenza che sarà caratterizzata da stagionalità e precarietà, oltre che da un alto tasso di clandestinità, la pagina più buia e poco conosciuta dell’immenso mosaico dell’emigrazione italiana, con protagonisti migliaia di bambini.

 


The rich mosaic of Italian migration has been portrayed and analyzed from different angles and through different methodological approaches, throughout time and space. The aim of this monographic volume is to offer a fresh interpretative line, using three key concepts – Catastrophe, Fordism and Migration – which allow us to reinterpret the history of migration as a Global History. Furthermore, this collective work aims to be the first of a series that intends to recover from oblivion the last catastrophe of the Italian emigration – «Mattmark, the Forgotten Marcinelle» – 50 years on from August 30th, 1965.

Per info: CSER – Introduzione: download


Per consultare altri lavori si veda academia.edu