Diritti civili

Per i diritti di tutte e tutti, ovunque si decida di vivere

La mancata approvazione del DDL Zan e, soprattutto, le modalità che hanno portato alla sua mancata approvazione, rendono ben evidente come una legge che tuteli i diritti della comunità Lgtbqia+ sia più che mai necessaria in Italia e per l’Italia in Europa: il nostro è l’unico tra i Paesi fondatori che non ha fatto alcun progresso sostanziale e decisivo sul fronte dei diritti della comunità Lgbtqia+.

L’inesistenza del DDL Zan e del matrimonio egualitario riconosciuto per legge, non fa male solo a chi ancora risiede in Italia, fa male anche alla nostra comunità Lgbtqia+ che vive all’estero.

Perché dobbiamo unirci alla battaglia?

L’Italia, non riconoscendo appieno i diritti delle coppie omosessuali, lascia in una giungla giuridica quelle coppie italiane o miste che hanno contratto matrimonio in Stati dove esso è riconosciuto, garantito e tutelato. Ad un loro eventuale rientro nel loro/nostro Paese, non potranno più godere di quei diritti già acquisiti e vissuti all’estero.

La stessa giungla giuridica interessa le famiglie Lgbtqia+. Dato che nel 2021 la Cassazione ha stabilito che l’adozione fatta all’estero da una coppia omosessuale può essere trascritta nei registri dello Stato civile italiano, è importante monitorare che le connazionali e i connazionali non incontrino difficoltà o vi sia mancanza di informazioni se desiderano portare avanti la registrazione. Questa attenzione stretta rispetta lo stesso principio di tutela dei minori che ha mosso la decisione della Corte.