03 Lug (laRepubblica) Quando i “macaronì” andavano a morire per la nuova Europa
Quando i “macaronì” morivano per l’Europa. Ci sono anniversari che valgono più di altri, per la carica simbolica che cresce con il variare del contesto storico. È questo il caso del disastro di Marcinelle, l’emblema tragico dell’emigrazione italiana all’estero. Era l’8 agosto del 1956, le fiamme divamparono nella miniera a quasi mille metri di profondità uccidendo duecentosessantadue lavoratori di varie nazionalità. Più della metà arrivava dalle periferie italiane, dai paesi del Veneto e della Sicilia, dell’Abruzzo e della Lombardia, della Puglia e delle Marche. Fu il primo grande tributo pagato dai nostri migranti a un’Europa che ripartiva dopo la tragedia della guerra. E rappresentò il momento più drammatico di un’intera epopea migratoria. Ricordarlo oggi, in un continente disorientato da Brexit e alle prese con i flussi biblici dei migranti, può essere utile, per più motivi. Dopo una serie televisiva e il bel romanzo-verità di Paolo Di Stefano, uscirà a breve da Donzelli un saggio di Toni Ricciardi che tenta di tracciarne un bilancio storiografico definitivo. Alcune pagine sembrano ricalcare l’attualità, soprattutto là dove viene ricostruita la rete dei trafficanti, «individui privi di scrupoli, cooperative, società di spregiudicati che illegalmente reclutavano nelle campagne braccia e famiglie da destinare al fruttuoso business dell’immigrazione». Regolari o irregolari, l’importante era «che fossero in tanti ad andare a scavare il carbone nelle viscere della terra». Si trattò di una “emigrazione di Stato”, «uno dei più imponenti sistemi di esportazione di manodopera che la recente storia occidentale ricordi ». Le piazze e i bar furono inondati dai manifesti di colore rosa che invitavano i lavoratori a partire per le miniere del Belgio. L’accordo tra Roma e Bruxelles, siglato nel 1946, era passato sopra le condizioni disumane a cui i minatori avrebbero dovuto sottostare: complessivamente cinquantamila operai, un flusso di duemila a settimana, in cambio di una fornitura annuale di carbone che non sarebbe mai arrivata.
Marcinelle, 1956. Quando la vita valeva meno del carbone, il 7 luglio in libreria.