24 Mar L’imperialismo europeo, Rcs-Corriere della Sera, 2016
L’imperialismo della seconda metà dell’Ottocento è un fenomeno complesso e sfaccettato, che ebbe diverse motivazioni e modi di azione e si presta a molteplici letture: conquiste territoriali, rivalità militaristiche tra le nazioni europee, necessità di espansione economica e commerciale, “civilizzazione” forzata dei nativi. Non dette gli sperati ritorni economici, ma sconvolse il mondo trasformandone completamente la geopolitica. Fu anche emanazione delle grandi innovazioni tecnologiche e produttive del XIX secolo, l’epoca della “lunga pace” in Europa, nella quale il progresso umano sembrava inarrestabile e prometteva benessere materiale per tutti. Queste circostanze si sarebbe poi interrotte bruscamente con l’avvento della prima guerra mondiale.
p.59: Anche se visto oggi con connotazioni negative e considerato troppo vistoso nelle sue bardature ufficiali, l’imperialismo fu in armonia con buona parte dello spirito e delle aspirazioni dell’Europa del diciannovesimo secolo.
p.62: Paradossalmente, la crescente accelerazione del processo di colonizzazione europeo e la posizione inizialmente poco incline, quasi distaccata, della politica estera tedesca riguardo alla spartizione del mondo, accrebbero il ruolo di tessitura e mediazione della Germania.
p.64: Dopo secoli di guerre e contrapposizioni, gli Stati europei sfogarono i propri istinti di supremazia in altri continenti, su tutti l’Asia e soprattutto l’Africa.
p.67: Voler ridurre a una spiegazione semplice o singola una serie di azioni a causa delle quali una vasta e variegata collezione di territori finì per ruotare attorno all’Europa sarebbe un invito a distorcere la realtà.
p.70: La rivoluzione industriale raggiunse il picco massimo durante il periodo principale di migrazione dal Regno Unito in America: tra il 1800 e il 1860, il 66% dei migranti negli Stati Uniti proveniva dal Regno Unito e il 22% dalla Germania.
p.73: A cambiare fu il resto mondo, trasformato, in breve tempo, in una rete di territori coloniali e semicoloniali che divennero i luoghi della produzione di merci primarie da esportare e inserire nel circuito dell’economia mondiale.
p.76: La negazione del ruolo dell’immigrazione nella costruzione nazionale è stata un elemento decisivo per la creazione del mito di omogeneità della Nazione.
p.92: Si poteva rinunciare – o monopolizzare – o dividere. Rinunciare sarebbe stato come mettere i francesi sulla nostra strada verso l’India. Monopolizzare avrebbe avvicinato il rischio di una guerra. Così ci siamo risolti a dividere.
p.111: Ormai non ci sono più Paesi irraggiungibili […] Il vapore e l’elettricità hanno quasi cancellato le distanze”, così vennero descritti questi cambiamenti epocali nell’editoriale di un quotidiano inglese dell’epoca (1898).
p.114: Un altro importante elemento, senza il quale probabilmente tutta la narrazione di quanto accadeva non sarebbe arrivata come è arrivata sino a giorni nostri, è la diffusione quasi capillare dei mezzi di comunicazione di massa.
p.129: Adottando una scala visuale diversa, non è un azzardo affermare che: “l’età imperiale vide la nascita di quasi tutto ciò che ancora caratterizza l’odierna società urbana della cultura di massa, dagli spettacoli sportivi ai giornali al cinema. Anche tecnicamente i mass media odierni non sono fondamentalmente innovazioni, ma sviluppi che hanno reso più universalmente accessibili due innovazioni introdotte durante l’era imperiale: la riproduzione meccanica del suono e la fotografia in movimento”.