17 Gen Le catastrofi del fordismo in migrazione
«Studi Emigrazione/Migration Studies», LI, n. 196, 2014.
Introduzione
L’enorme mosaico della migrazione italiana è stato raccontato e analizzato attraverso differenti punti di vista e diversi approcci metodologici, nel tempo e nello spazio. Tuttavia, oggi si avverte la necessità di un lavoro di sintesi che approfondisca l’analisi delle «catastrofi», ancora parzialmente affrontate. L’obiettivo di questo numero monografico è cercare di individuare un fil rouge che, senza la pretesa di essere unico ed onnicomprensivo, riesca a collegare tra loro le diverse tragedie in una chiave interpretativa per alcuni aspetti nuova. Il filo che lega i contribuiti del volume è definito da tre concetti chiave: catastrofe, fordismo e migrazione.
Inoltre, questo lavoro collettivo intende essere il primo di una serie volta al recupero dall’oblio nel quale era stata relegata l’ultima gran- de catastrofe dell’emigrazione italiana – «Mattmark, la Marcinelle dimenticata» – a cinquant’anni dal 30 agosto 1965. In quel tragico pomeriggio, in Svizzera, 88 persone, tra cui 56 italiani impegnati nella costruzione della diga idroelettrica in terra più grande d’Europa, morirono travolte da una valanga di ghiaccio. Probabilmente non fu un caso che la tragedia si consumò nella Confederazione Elvetica, capace di attrarre, a partire dal 1956 e fino al 1976, quasi il 50% dell’intera emigrazione italiana del secondo dopoguerra e dove ancora oggi risiede la terza comunità italiana più numerosa al mondo. D’altronde, la pluralità di generazioni di italiani ha fatto della Svizzera un esempio d’analisi unico e pieno di paradossi e contraddizioni.
Nell’arco del XX secolo, la Confederazione ha conosciuto il tasso d’immigrazione più alto d’Europa, tanto da superare gli Stati Uniti, paese d’immigrazione per eccellenza. In più, il Cantone Vallese, dove avvenne la catastrofe di Mattmark, ha inserito nel 2012 l’«italianità» quale bene immateriale per il riconoscimento della sua tutela da parte dell’Unesco […]
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