19 Giu Emigrati, immigrati e la cultura del noi
Cinque milioni, unità in più unità in meno, è la cifra che accomuna italiani e stranieri. Sembra uno strano gioco del destino che sia il numero degli italiani residenti nel mondo e di quanti con altra nazionalità risiedono nel nostro paese. Due gruppi di persone accomunati da crisi e diritti umani, da sempre nozioni imprescindibili in materia di migrazioni. Come ricorda monsignor Gian Carlo Perego, direttore generale della Migrantes, «crisi» e «diritti umani» sono state le chiavi che il Rapporto Immigrazione Caritas-Migrantes (giunto alla sua XXIII edizione) ha scelto per la lettura dell’immigrazione in Italia e in Europa. Queste, a loro volta, sono state declinate in sei temi principali: lavoro, poveri, tratta e sfruttamento, appartenenza religiosa, Europa e Costituzione. Istintivamente – dando sfogo al senso comune – sembrerebbe un azzardo o una provocazione parlare di immigrazione e di problemi dell’altro in un momento in cui l’emigrazione italiana è ripresa con cifre paragonabili al 1960. Eppure, il Rapporto fornisce una chiave interpretativa in grado di dare degna rappresentazione di come le due vicende (emi/immi) non siano solo accomunate dai numeri, ma debbano essere congiunte nella cultura del noi. D’altronde, è la spinta con cui quotidianamente la pastorale cattolica in Italia e nel mondo supplisce alle mancanze delle Istituzioni e della politica in senso lato.
Analizzando in estrema sintesi le cifre, scopriamo come, ad esempio, la presenza straniera decresce percorrendo la penisola.
Oltre il 60% è residente nelle regioni del Nord, poco meno di un quarto nel Centro, mentre il 14% risiede al Sud. La Campania si conferma la prima regione meridionale e la settima nazionale per numero di presenze (170.938). La distribuzione a livello provinciale è proporzionale alla popolazione residente per singola provincia: 1) Napoli, 82.756; 2) Salerno, 38.414; 3) Caserta, 33.187; 4) Avellino, 10.413; 5) Benevento, 6.168. La media di presenze a livello regionale è meno della metà di quella nazionale (Campania 2,85%; Italia 7,4%) e, a livello provinciale, Avellino è penultima con il 2,42%. Tuttavia, nonostante nell’ultimo biennio sia calato il numero degli immigrati in Irpinia di quasi 2.000 unità, la presenza degli stranieri mantiene inalterato il numero di residenti complessivi rispetto ad un decennio fa. In altre parole, gli immigrati in provincia di Avellino colmano almeno sulla carta – in quanto molti non sono ancora registrati e registrabili – i flussi in uscita.
Per quanto concerne i principali Paesi di provenienza, in Campania si registrano Ucraina (41.511), Romania (29.265), Marocco (16.770), Sri Lanka (11.995), Cina (10.718). La provincia di Avellino invece si caratterizza per essere sostanzialmente meta principale per i Paesi dell’Est Europa: Romania 27%, Ucraina 20%, Polonia e Bulgaria 6%, seguite da Albania e Federazione Russa. In più, in Irpinia è di gran lunga prevalente la presenza femminile, che tocca la sua punta massima – in questo caso anche a livello regionale – nel Comune di Sant’Angelo dei Lombardi, dove oltre il 90% degli stranieri è rappresentato da donne, perlopiù dedite al lavoro di badanti.
Al di là delle cifre e della rappresentazione per nazionalità suddivisa in ambito territoriale, due dati legano i due fenomeni, nonostante la crisi e la fase storica che stiamo vivendo. Il primo, quello più scontato, è relativo ai settori nei quali sono impiegati gli stranieri: edilizia, agricoltura, servizi domestici e settore alberghiero-ristorazione; il secondo, invece, è probabilmente più interessante e poco approfondito. Analizzando le percentuali degli occupati in Campania nati all’estero, scopriamo come il 19,5% sia nato in Romania, il 12,8% in Ucraina, il 6,1% in Marocco, il 5,7% in Svizzera e il 5,5% in Germania. Queste ultime due percentuali ci suggeriscono come la presenza campana e soprattutto irpina in Europa sia stata e sia ancora molto alta. La prima comunità di irpini nel mondo (oltre 26.000) è in Svizzera, meta tradizionale dell’emigrazione dalla provincia di Avellino.
Le fotografie numeriche, anche se prive di emozionalità, ci forniscono chiavi di comprensione dei fenomeni che dovrebbero farci capire che la questione migrazione – senza prefisso emi/immi – è tale perché ha interessato e interessa tutti senza distinzione di sesso, razza e nazionalità. Fare appello alla nostra storia, passata, recente e attuale, ci permette di ricercare gli strumenti utili alla costruzione di una cultura del noi, che anche in questa edizione caratterizza lo straordinario impegno della Caritas e della Migrantes.