La Svizzera “Contro l’immigrazione di massa”
Dove nasce il movimento politico che ha portato al Referendum
La Svizzera “Contro l’immigrazione di massa”
Per meglio comprendere come e quando si è sviluppato il movimento politico che ha portato in Svizzera al risultato di domenica scorsa della consultazione referendaria “Contro l’immigrazione di massa”, ci siamo rivolti a Toni Ricciardi, autore del libro Associazionismo ed emigrazione. Storia delle Colonie Libere e degli Italiani in Svizzera.
«Si tenga conto che il primo referendum antistranieri è del 1965 – premette Ricciardi -, e che l’Unione democratica di centro (Udc), e più in generale i partiti di estrema destra (antistranieri) si “istituzionalizzano” in Svizzera a partire dagli anni ottanta, cioè, un decennio prima, ad esempio, della Lega Nord, o del Fronte Nazionale francese.
«La vera novità di questa tornata elettorale – fa notare Ricciardi – è che per la prima volta, nonostante il parere negativo del governo, delle associazioni di categoria padronali e sociali, passa una iniziativa di limitazione del contingente, in questo caso non di stranieri, bensì, di cittadini dell’UE. Storicamente tutte le iniziative del genere sono sempre state respinte per mere questioni di ordine economico, ergo: è svantaggioso per la nostra economia rinunciare agli stranieri.
«Infine, il risultato del Cantone Ticino – conclude – che ha meno frontalieri di quello di Ginevra o Basilea, è marcatamente un voto contro gli italiani.
D’altronde, come negli anni settanta, sono i cantoni con le performance economiche peggiori ad accettare l’iniziativa. Città come Basilea o Zurigo (quest’ultima al top mondiale, insieme a New York e Tokio per perfomance d’internazionalizzazione e innovazione) invece la bocciano chiaramente».
Di seguito riportiamo alcuni passaggi cruciali del libro di Toni Ricciardi Associazionismo ed emigrazione. Storia delle Colonie Libere e degli Italiani in Svizzera.
Visione e scenario economico
In questa fase l’assetto economico-produttivo risulta essere uno degli elementi determinanti di attrazione. Al fine di comprenderne meglio l’essenza, e? utile riprendere alcune considerazioni proprio sul suo ruolo nel contesto economico internazionale. Da sempre, le caratteristiche economiche della piccola Nazione si lasciano leggere nell’intensità degli scambi esterni di beni e servizi, nella concentrazione della produzione in alcuni settori e in alcuni rami di specializzazione ad alto valore aggiunto e soprattutto nell’interdipendenza commerciale con l’estero e nell’internazionalizzazione della propria economia. La Confederazione e? sempre stata troppo «piccola» per gestire l’impatto di un’economia internazionale, pur possedendo un’enorme forza destabilizzante, come «un nano che gioca l’amena commedia della neutralità, ma che economicamente e? un vorace gigante».
Questa è, riassunta per sommi capi ed in forma estremamente sintetica e non esaustiva, la percezione delle caratteristiche e del ruolo che la Svizzera giocò nel contesto internazionale.p.111
Inizio fase referendaria
Era il momento in cui si riaffacciava prepotentemente alla ribalta la paura dell’infiltrazione straniera. L’Überfremdung era già presente, quale concetto, agli inizi del XX secolo, ma sarà a partire dalla metà degli anni Sessanta e, per tutto il decennio successivo, che il panico per l’invasione, l’inforestierimento, si porrà al centro del dibattito politico ed intellettuale della Svizzera. Max Frisch, uno degli scrittori elvetici più famosi, nel 1966 chiariva in maniera inequivocabile il significato della parola Überfremdung.
Che significa infiltrazione straniera? Il giovanotto che nell’albergo prende il mio bagaglio, la cameriera ai piani, il barista, più tardi il portiere di notte, l’altro cameriere che serve la prima colazione, tutte queste persone che rendono piacevole il mio soggiorno in patria sono rispettivamente: uno spagnolo, una jugoslava, un italiano, ancora un italiano, un terzo italiano, un renano. Ignoro chi fa i piatti e chi lava le camicie. L’unico che parli dialetto svizzero è il proprietario. Come si può non definire questo stato di cose Überfremdung, infiltrazione straniera? Il termine ebbe origine all’indomani del primo conflitto mondiale e semanticamente era la sintesi di un insieme di interferenze linguistiche: Überschwemung (alluvione), Überrumpelung (raggiramento), Übermacht(strapotenza), Überfall (aggressione).
Questa definizione, secondo Frisch, denotava e racchiudeva in sé preoccupazione, paura, diffidenza:
si fiuta un pericolo per la nazione e poiché tale pericolo non viene interpretato quale conseguenza dei propri errori ma come una minaccia proveniente dall’esterno, ecco che la parola assume qualcosa di patriottico. Da una parte tutto ciò che è sano, sacrosantamente giusto, nostrano e valido, in breve: svizzero. Dall’altra eserciti di estranei che piombano sul nostro benessere, sempre più piccoli e sempre più neri, calabresi, greci, turchi. […] se si ascolta il parere dell’uomo della strada, gli svizzeri si considerano ingiustamente colpiti […] di cosa hanno paura in realtà? Di perdere il proprio carattere nazionale […] alcuni si preoccupano per il fatto che gli italiani, del cui aiuto abbiamo bisogno, sono cattolici. Altri temono che i lavoratori italiani possano essere comunisti. p. 180
Il primo referendum
Il 30 giugno 1965 alla Cancelleria federale venne presentata la prima iniziativa popolare contro l’infiltrazione straniera, sottoscritta da 60.000 firme e avente per promotore il Partito democratico zurighese. Si chiedeva la modifica della Costituzione con l’adozione dell’art. 69quater, che aveva lo scopo di ridurre al 10% della popolazione residente il numero degli stranieri, fossero essi fissi o in possesso di un semplice permesso di soggiorno. Una simile petizione era il segno di quanto la paura dell’inforestieramento fosse ormai diffusa nell’opinione pubblica elvetica. L’intento era di opporsi all’accordo sottoscritto nel 1964 tra Svizzera e Italia: «Il numero degli stranieri che vi soggiornano deve, dall’entrata in vigore della presente disposizione, essere abbassata almeno del 5% ogni anno, fino a che sia raggiunto il massimo autorizzato, e anche tenendo conto delle esigenze umanitarie!». p. 204
La seconda iniziativa, la più importante dal punto di vista politico
Il 20 maggio 1969 venne depositata, corredata da 70.000 firme, una seconda iniziativa popolare contro l’orda straniera, da parte di un comitato composto da membri del partito Azione Nazionale.
Chiamata iniziativa Schwarzenbach, dal nome del suo fomentatore, la petizione appariva ancora più restrittiva della precedente. p. 211
Risultato all’iniziativa Schwarzenbach
Nel voto espresso dai cittadini elvetici in occasione della iniziativa Schwarzenbach si nota quanto abbiano inciso le pressioni da parte del governo, della società civile, del mondo delle associazioni, della Chiesa e, per ultima, della stessa Federazione delle CLI. Il voto del 7 giugno 1970 è uno tra i più importanti nella storia recente della Svizzera. Alla consultazione partecipò il 74% degli elettori, record storico per una campagna referendaria in Svizzera. L’iniziativa venne bocciata con 654.844 voti contrari (54%), rispetto ai 557.517 favorevoli (46%). Analizzando il risultato delle urne sulla base di come si espressero i cantoni (Friburgo, Soletta, Berna, Lucerna, Uri, Svitto, Sopraselva e Sottoselva espressero un voto positivo), l’iniziativa venne accettata da quelli con la minor presenza di stranieri e con le performance economiche meno brillanti.
Non ci si deve nascondere che la Svizzera, in definitiva, sfiorò una crisi politica dalle conseguenze catastrofiche. La questione degli stranieri aveva dimostrato i limiti del sistema di accordo all’interno del federalismo elvetico.
Malgrado il suo fallimento, l’iniziativa Schwarzenbach era comunque riuscita nel suo intento nella misura in cui aveva spinto il governo ad adottare una politica di stabilizzazione, che poteva essere analizzata come un compromesso fra gli interessi dell’ambito economico e gli obiettivi dei movimenti xenofobi. Senza voler negare che il governo svizzero disponesse di una certa autonomia nel prendere le decisioni, la politica di stabilizzazione – che limita l’immigrazione, ma rifiuta ugualmente la domanda di ridurre il numero degli immigrati – è scelta tipica di una democrazia di accordo. p.217
Associazionismo ed emigrazione. Storia delle Colonie Libere e degli Italiani in Svizzera.