20 Set Link: Associazionismo ed emigrazione
Link, n. 3 (trimestrale di cultura e formazione politica), di Paola Bruno.
Il libro, “Associazionismo ed emigrazione” Storia delle Colonie Libere e degli Italiani in Svizzera, di Toni Ricciardi (Editori Laterza) è stato presentato il 18 luglio al Senato della Repubblica. Toni Ricciardi è un giovane storico presso l’Università di Napoli “L’Orientale” ed è ricercatore presso l’Università di Ginevra, dal 2007 redattore del Rapporto italiani nel Mondo della Fondazione Migrantes. Il libro è stato presentato in occasione del 70º anniversario della fondazione delle Colonie libere degli italiani in Svizzera, che nascono tra il 1943 e il 1945, per assicurare l’esigenza di una rappresentanza unitaria di tutti gli italiani e gli esuli del fascismo. Le Colonie Libere rappresentano il primo modello di supporto e assistenza agli emigranti in Svizzera.
Dalla presentazione come dalla lettura del libro emerge un romanzo storico nel quale è ricostruito un puzzle unico di storia di antifascismo, associazionismo, immigrazione, diritti, solidarietà, lavoro. L’oggetto al quale rivolge lo sguardo, il libro di Ricciardi, è vicino ed imbarazzante: la storia dell’emigrazione degli italiani in Svizzera.
Monsignor Giancarlo Perego, Direttore della Fondazione Migrantes, dice del libro: “le parole che emergono da questa storia sono libertà, partecipazione, cittadinanza”. Libertà è tutela dei migranti. Partecipazione è la storia associativa delle colonie libere caratterizzata dai valori della pace e della non violenza, condita dalla ricerca della giustizia sociale. Cittadinanza è quella desiderata dai tanti migranti che hanno costruito una comunità transnazionale e globale fuori dalla loro nazione: l’Italia.
Sandro Cattacin, professore dell’Università di Ginevra, ha elogiato il grande lavoro di ricerca storiografica che ha impegnato l’autore. Definisce il libro di Toni Ricciardi un libro unico da leggere: “non si è nella storia ma è un andare e venire dalla storia, un romanzo storico di quello che è successo nella federazione delle colonie libere, una storia di un paese che si è trovato a fronteggiare un flusso di immigrazione la Svizzera e allo stesso tempo la storia dell’Italia”. La storia di tante paure delle autorità svizzere ed italiane. Una storia bella storia di italiani nel Mondo. La lotta di tanti italiani contro lo statuto dello stagionale, ci mostra una fase sindacale e di pre-sindacalizzazione, le sperimentazioni fatte dalla Svizzera per l’integrazione degli immigrati come la tessera sindacale annuale necessaria per “conquistare” la cittadinanza.
Luigi Mascilli Migliorini, professore dell’Università l’Orientale di Napoli, dice che questo libro racconta in parte anche la storia di Ricciardi, figlio di italiani emigrati in Svizzera. Per Mascilli Migiorini il libro è l’occasione per riflettere sull’emigrazione di oggi che rappresenta la voglia di emancipazione ma che comunque è la sofferenza delle persone, al di là dello spazio libero europeo e delle statistiche che ci rappresentano la circolazione intellettuale. Il libro parla anche di una storia meridionale, tra il I e II dopoguerra. L’emigrazione stabile è meridionale.
Il senatore Claudio Micheloni, presidente del Comitato per le questioni degli Italiani all’Estero e della Federazione delle Colonie Libere italiane in Svizzera, ritiene che il testo di Ricciardi non è solo un libro storico ma un libro di attualità che ci insegna come dovremmo vivere insieme. Per il senatore il libro di Toni Ricciardi è anche la rilettura del boom economico che ha vissuto l’Italia tra gli anni 50 e 70. È importante fare luce sulla storia dell’emigrazione in Italia, anche attraverso la valorizzazione del museo dell’emigrazione “Associazionismo ed emigrazione” è l’occasione per raccontare la vita gli italiani in svizzera e le tragedie che hanno coinvolto i lavoratori italiani in Svizzera, come Mattmark: la Marcinelle svizzera dimenticata. Infatti nel libro è raccontata una delle pagine più buie della storia dell’emigrazione degli italiani in Svizzera: “alle 17.15 del 30 agosto del 1965, una massa di due milioni di metri cubi di ghiacciaio e di detriti si stacco dal ghiacciaio Allalin, seppellendo sotto 50 metri 88 lavoratori degli oltre 600, tra tecnici ed operai, impegnati nella costruzione della diga di Mattmark.”
In un primo momento la tragedia, molto seguita in tutta Europa, viene definita come una catastrofe naturale, in seguito grazie alle sollecitazioni del sindacato svizzero (Flel), l’indignazione dell’opinione pubblica italiana e l’attività di una gruppo di parlamentari italiani, partì un inchiesta sull’efficacia delle misure di sicurezza sul lavoro adottate nella costruzione della diga di Mattmark. All’inchiesta, seguì il processo penale di accusa contro gli ingegneri ed i direttori della società che si occupavano della costruzione della diga. Il processo si concluse assolvendo tutti gli imputati dall’accusa di omicidio colposo. “L’effetto simbolico fu devastante”… “l’opinione pubblica internazionale accolse la notizia con severe critiche… per la collettività italiana in Svizzera la sciagura rappresentò un’occasione per interrogarsi sul senso della propria presenza, in un Paese in cui, benché parte attiva e persino determinante del benessere non si sentiva accettata e corresponsabile, anzi oggetto di discriminazione e ostilità”.