Sardi in Svizzera

Marisa Fois L'Unione sarda - 4 maggio 2013

Marisa Fois
L’Unione sarda – 4 maggio 2013

Francesco Achenza, trentottenne proveniente da Uri, Olivio Dessì, trentacinquenne di Senorbì e Antonio Floris, di Orgosolo, sono tre sardi morti, insieme ad altri 53 italiani, il 30 agosto 1965 a Mattmark. Quasi cinquant’anni fa si staccarono oltre 2 milioni di mq di ghiaccio che seppellirono in pochi secondi uno dei numerosi gruppi di lavoratori italiani emigrati in Svizzera. “La Marcinelle dimenticata” è una delle tante storie che hanno caratterizzato l’emigrazione italiana in Svizzera e che sono al centro dell’ultimo lavoro di Toni Ricciardi, “Associazionismo ed emigrazione. Storia delle Colonie Libere e degli italiani in Svizzera” (Laterza, pagg. 306, euro 20).

Oggi i sardi in Svizzera sono poco meno di 10mila e contribuiscono, complessivamente, a fare della Confederazione elvetica la terza comunità di italiani nel mondo. Pochi sanno che questo paese visse la crescita economica più poderosa nel primo ventennio del secondo dopoguerra, che lo portò quasi a triplicare il proprio PNL (Prodotto nazionale lordo) e che lo vide, da solo, accogliere milioni e milioni di stranieri, grazie ai quali riuscì a fare fronte alla carenza della propria manodopera. Una manodopera, almeno fino alla seconda metà degli anni Settanta, prevalentemente italiana, tanto da fare della Svizzera la meta principale dell’emigrazione del secondo dopoguerra, rivolta in stragrande maggioranza oltralpe. Non esiste paesino dell’Appennino meridionale o dell’entroterra veneto o lombardo che non sia  coinvolto nell’emigrazione verso la Svizzera, così come furono tante le nostre piccole e piccolissime realtà sarde che decisero di partire alla ricerca di un lavoro. Nelle appassionanti e riccamente documentate pagine del libro di Ricciardi vengono ripercorse le tappe dell’emigrazione – che ha visto protagonisti oltre 2 milioni di italiani – dal secondo dopoguerra sino alla fine della Guerra fredda. Tra gli emigranti, ad esempio, ritroviamo le storie dei sardi Torniciaro e Calabrese, tanto simili al Nino Manfredi di “Pane e cioccolata” (film cult dell’emigrazione in Svizzera), e delle loro avventure con i funzionari dell’ambasciata italiana di stanza a Berna. Un libro che riscrive una storia recente di cui, con le nostre associazioni, siamo stati protagonisti.