Le Colonie Libere degli italiani emigrati in Svizzera

STORIE – Nel libro laterziano di Toni Ricciardi il lavoro e i pugliesi. Con la valigia di cartone – Nel libro di Ricciardi il racconto di un’epoca

Giacomo Annibaldis La Gazzetta del Mezzogiorno - 15 aprile 2013, p.17

Giacomo Annibaldis
La Gazzetta del Mezzogiorno – 15 aprile 2013, p.17

Erano di Anzano di Puglia, in provincia di Foggia, i due anziani coniugi uccisi in Svizzera nel paesino di St. Margrethe alla fine di questo gennaio. Angelo Michele Capuano e Orsola Leonardi – a quanto si è appreso dalla cronaca – erano emigrati nella Confederazione elvetica negli anni ‘70 del secolo scorso, quando ormai la Svizzera stava perdendo il suo appeal come nazione preferita dall’emigrazione italiana: troppi restavano gli ostacoli a potersi vedere assicurare i diritti del proprio lavoro, e notevole erano ancora la spinta xenofoba e l’emarginazione. Tanto che nel 1973 era diventato esemplare, nella narrazione dei disagi dei nostri emigrati in Svizzera, il film di Franco Brusati, Pane e cioccolata, interpretato da un superbo Nino Manfredi. Ma anche la letteratura si è soffermata più volte sui disagi dei lavoratori italiani emigrati nei Cantoni, sulle restrizioni che ne rendevano problematici l’insediamento e l’integrazione, sulla precarietà degli stagionali e la difficoltà a conciliare lavoro e dignità: basterebbe ricordare i racconti sui continui referendum xenofobi e sulle incredibili vicende dei «bambini invisibili», i piccoli clandestini nella Confederazione ammaestrati dai genitori-lavoratori a mantenere il più completo silenzio e a non affacciarsi alle finestre: perché nessuno doveva sapere della loro esistenza (tra le testimonianze, il romanzo del salentino Mario Perrotta, Emigrati Esprèss, Fandango ed., 2008). Fu lungo e impervio il percorso rivendicativo degli emigrati italiani. I quali iniziarono a coordinarsi già dalla fine degli anni Venti (benché il governo Mussolini impedisse aggregazioni non fasciste, ritenendole – o almeno sospettandole – quali covi di anarchici e di comunisti). Ma solo nel 1943, mentre l’Italia intraprendeva la sua lotta di liberazione, sorse a Berna la Federazione delle Colonie Libere degli italiani in Svizzera, che rappresentò il primo modello di unione per il supporto e l’assistenza agli emigrati.

A delinearne la storia non sempre vittoriosa, e tuttavia tenace, è ora Toni Ricciardi nel volume Associazionismo ed immigrazione, edito da Laterza (pp. XII-306, euro 20). Ricciardi, campano, è dal 2007 ricercatore presso l’Università di Ginevra e autore di vari saggi sull’immigrazione italiana. In questo volume mette a frutto la documentazione archivistica delle Colonie Libere. Un ruolo di grande rilevanza nella fondazione delle Colonie Libere ebbe il pugliese Egidio Reale, l’intellettuale e storico che fornirà un valido aiuto alla rete degli antifascisti in Europa. Reale ricoprirà dal 1947 la carica di ministro plenipotenziario in Svizzera e negli anni 1953-55 quella di primo ambasciatore d’Italia a Berna, e con la sua «attività – sottolinea Ricciardi – incise notevolmente sul primo trattato di reclutamento di manodopera straniera, che la Confederazione elvetica firmò nel 1948 con un Paese estero», appunto l’Italia. La sua presenza favorì inoltre l’afflusso di un’emigrazione meridionale a partire dagli anni ‘50. Il libro di Ricciardi è dunque una tessitura della faticosa conquista dei diritti, che apre squarci sulla penosa condizione sociale degli emigranti italiani; nonché sull’indifferenza spesso mostrata dal governo romano verso la situazione dei nostri compatrioti. Uno scenario che gronda lacrime e sangue: tra le tragedie collettive da non dimenticare, infatti, ci fu anche quella di Mattmark, «la Marcinelle svizzera». Qui, durante la costruzione di una diga nell’agosto 1965, rimasero sepolti sotto cinquanta metri di ghiaccio e detriti ben 88 lavoratori, di cui 56 italiani (alcuni, salentini). Una battaglia infinita, dunque. Ancora alla fine degli anni ’70 e inizi degli ’80, la lotta per acquisire tutele e combattere l’emarginazione conosceva ulteriori e notevoli intoppi, consegnando al XX secolo – ormai al tramonto – numerose questioni irrisolte e nuove sfide.